Un pizzico di storia – Stunts

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Vent’anni fa, nell’Ottobre del 1990, la Brøderbund (Prince of Persia, Myst) rilasciava Stunts – 4D Sports Driving.

All’inizio di un decennio che avrebbe visto una incredibile evoluzione dei simulatori automobilistici (le serie di Need for Speed, Sega Rally, Gran Prix, etc), questo titolo dal risibile realismo veniva con la più geniale delle feature: l’editor dei tracciati.

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Credo di averlo visto per la prima volta un paio di anni dopo, sul computer del prete, scatola magica in un angolo dell’edificio dove si andava a catechismo solo per la partita a calcio a seguire. Su quel computer, in mezzo all’immancabile marea di virus dell’epoca —ah, i bei tempi!— si celavano perle come Blake Stone e Scorch, senza che apparentemente nessuno ce le avesse copiate. Semplicemente, erano li, come ci fossero arrivate non era importante.

Blake Stone rappresentava la grafica più avanzata, anche se non era molto più di Wolfenstein con alieni. Scorch era perfetto per sfogare la voglia di devastazione tipica di un tredicenne all’uscita del catechismo (dove è stato costretto quasi-seduto per una quasi-ora) ed era il primo contatto con il multi-player. Stunts era il gioco di abilità, di skill estreme nel compiere un giro della morte o nell’evitarlo con un salto laterale, di forzare la Indy Car fuori giri in modo da sfruttare il bug che azzerava l’attrito. Oh yeah!

L’editor dei tracciati era però ciò che lo rendeva unico. Faceva la differenza fra un gioco che giocavi, ed uno che costruivi pezzo per pezzo, e poi vedevi in movimento mentre premevi ancora un poco impacciato i tasti per cambiare marcia, o guardavi qualcuno sudare per abbassare quel record di un secondo o due. L’editor riusciva a bloccare una mezza dozzina di ragazzini in concitato silenzio, a fissare i pezzetti di strada che venivano allineati per formare circuiti sempre più astrusi e contorti.

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La rampa a spirale. Il salto sul tetto della galleria. Il trampolino verso il palazzo cubico. Il cavalcavia sopra il lago con la nave. Il pino subito all’uscita della curva, perché Andrea che non frenava mai ci si sarebbe piantato di certo.

Stunts forniva un piccolo numero di terreni predefiniti, e questo era un piccolo cruccio di noi ragazzini. Solo anni dopo avrei scavato fra i byte dei file dei tracciati per scoprirne i segreti. E poi scavato ancora un poco. Tengo ancora da parte (da qualche parte) il grezzo editor per i terreni scritto in Turbo Basic ai tempi del liceo, per creare mappe con terreni sempre diverse.

Ma era arrivato un filo troppo tardi, un po’ come l’editor per Wacky Wheels.

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Oggi però, in questa data importante, ad una maturità di distanza da quando insultavo innocentemente l’AI che mi sbatteva fuori strada, mi sono aggirato per un paio di link partendo dalla pagina di wikipedia per Stunts, e mi sono imbattuto nell’assurdo.

L’editor per i terreni era già in Stunts, incluso in quello per i tracciati, ma nascosto. Per attivarlo si doveva premere Shift-F1.

Ho appena scoperto il più grande rimpianto della mia infanzia.

dreadnaut

Dreadnaut è un anziano signore che si lamenta dei giovani sugli autobus —insomma, è una vergogna— ed osserva il mondo che passa. Scrive di tanto in tanto su R'Lieh, ma è di casa altrove.

7 pensieri su “Un pizzico di storia – Stunts

  1. OMG, Stunts.
    Quanto tempo passato su quel vecchio 386 con 20 mega di hard disk!
    Ogni gioco era su svariati floppy con arj e quando volevo giocarci era una pena cancellare quello che c'era sul disco e aspettare lo scompattamento.
    Ma Stunts si trova ancora da giocare, magari con DOSBox?

  2. Ci giocavo da un mio amico, quando non avevo il pc. Mi ricordo gli stupendi "giri della morte" e gli incidenti, quando il parabrezza si spaccava.
    Che bei tempi…

  3. Ricordo, sorrido e cito:
    Era uscita tempo dopo la versione Lotus, il motore credo fosse lo stesso, grafica leggermente migliorate e come macchine modelli lotus

    E meramente vi diro che mi manca tanto Test driver (il primo)

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