Seconda parte del post dedicato al cambiare lavoro, con un leggero focus sul mondo della consulenza informatica in Italia.
DISCLAIMER: come mi è stato fatto notare il post potrebbe essere lungo, dispersivo, pieno di cose apposta studiate per stuzzicare risposte piccate e quindi da skippare
La consulenza
Per due anni come dicevo ho lavorato nella cosiddetta presso una azienda di “consulenza informatica” per una grossa azienda straniera, da qui in poi definita come Umbrella.
Sui metodi di imporsi sul mercato della Umbrella poco c’è da dire, non si discostano dai metodi di tante altre multinazionali.
Arriva un giorno in cui la Umbrella non vuole più assumere direttamente dipendenti ma pensa quindi di rivolgersi ad aziende specializzate.
Il mercenario
Chi chiama un consulente in genere, richiedo un servizio, tale servizio dovrebbe essere quanto meno o temporaneo oppure circoscritto ad un certo progetto/ attività.
Quindi la società di consulenza dovrebbe fornire al cliente un professionista già pronto ad operare sul campo.
Metaforicamente il consulente potrebbe essere un mercenario, chiamato in guerra per fornire la sua completa esperienza militare.
Qua invece, troviamo per lo più delle reclute che vengono mandate subito in trincea, conoscendo solo un po’ di manualistica sulle armi, ma senza conoscere ne il nemico ne soprattutto il campo di battaglia e tale cosa è nota sia al cliente sia al subcontractor!.
Dico questo perchè solo dopo pochi mesi che inizi a lavorare come consulente, ti accorgi di quanto sarebbe stato utile un mese, o al massimo un paio, di formazione intensiva presso la sede della tua azienda su quello che saresti andato a fare, con chi lo avresti fatto, con quali strumenti e soprattutto e quali sarebbero stati i target del cliente finale.
Per fare un esempio mi sono trovato tre settimane ad aspettare un pc (non potete capire cosa voglia dire rompersi il cazzo in ufficio per tre settimane, finchè non lo provate). Ad altri è andata pure peggio, per problemi burocratici con la Umbrella, alcuni colleghi hanno dovuto attendere 5-6 mesi prima di diventare operativi.
Trascorsi mesi e addirittura anni poi il consulente diventa da junior a senior e cosa succede a quel punto? Succede che non è praticamente possibile cambiare cliente o addirittura team, questo perchè da un lato la tua azienda difficilmente ti può riposizionare e dall’altro la Umbrella si incazzerebbe un poco se dovesse scoprite che vai a lavorare per la concorrenza.
La crisi
Conoscendo un po’ le cifre che girano dietro alle consulenze esterne, il giorno in cui si inizia a parlare di crisi la Umbrella fa due conti: “Quanto mi costano 4-500 tra R&D;, test e supporto, ad una media di 90000 euro a testa per il totale? Più di 30 milioni di euro l’anno? Mmm già che non producono oro, forse è meglio se ne mando a casa qualcuno. Del resto ho i miei fidi interni che si impegneranno di più!”.
Da questa piccola analisi, ti guardi un po’ intorno e vedi che per certi aspetti il mondo ti offre ancora delle opportunità.
Muoversi
La mentalità ligure e in particolare quella genovese propone un clichè secondo il quale il genovese medio ama tanto la sua terra che, appena ha una casetta e/o un compagno/a, difficilmente si sposta da essa.
La mia decisione insieme a quella di alcuni ex colleghi mi ha dimostrato quanto fosse fondata questa diceria.
Il problema è che quelli che rimangono non sono quelli che combattono lo status quo. Anzi in genere sono quelli che più mugugnano sulla loro vita e su quella degli altri. E personalmente ritengo che questo atteggiamento sia quello che alla fine uccide tutto: spirito, inventiva, passione e qualsiasi possibilità di miglioramento interiore.
Zen e illuminazione interiore |
Per ottenere dei risultati ci vuole impegno, più skill hai più sei avvantaggiato, ma non è sempre vero che se hai skill tecniche, ne hai anche sociali.
Magari vai a lavorare all’estero e ti trovi malissimo coi colleghi o nel posto dove vivi e rimpiangi dopo breve tempo la tua scelta. Ma a quel punto è troppo tardi.
Se ti sei spostato solo per lo stipendio, per me hai perso in partenza.
La scelta migliore deve essere ben ponderata, come ho già detto nel post precedente devi sapere valutare bene ogni aspetto e ogni conseguenza delle tue azioni.
Ci sono tre fattori che ognuno di noi può coltivare: spirito di sacrificio, saper rischiare e affidarsi al sesto senso. Il primo lo tempri con la forza di volontà e col rispetto verso gli altri ma soprattutto verso te stesso. Il secondo serve perchè non puoi sempre aspettare che ti vada tutto bene nella vita (e soprattutto nel lavoro).
E per quanto riguarda il terzo, a volte è meglio affidarsi al sesto senso piuttosto che a ragionamenti infiniti.
La botta di culo ci può stare, ma temo che la gente troppo fortunata, quando si trova nelle canne non sappia che pesci pigliare.
Gente algida, asociale , psicotica, pazza, geniale e sregolata
Personalmente ho avuto modo negli ultimi due anni, di lavorare in un team che mi ha fornito un grandissimo bagaglio culturale, ma soprattutto un grande accrescimento dal punto di vista umano. Ho trovato molti colleghi capaci, alcuni scansafatiche, ed altri veramente dannosi.
Ancora una volta, non posso prevedere come sarà il futuro. avremo ancora parecchia crisi, ma questo non vuol dire che non ci siano spazi per tutti, ricordatevi che non è il cucchiaio a piegarsi.
Ma se state male in un posto, fate qualcosa per cambiare, non abbiate paura e crediate in voi stessi.
E ricordo ancora gente che mi diceva “ehh, e come farai senza focaccia?” …