Un gioco atteso per molto tempo (anche perchè la conversione per il mercato occidentale non era certa).
Prima parte della review, diciamo le impressioni a caldo dal punto di vista tecnico, della giocabilitò e da otaku della serie arakiana.
Appena ho visto la presentazione iniziale e la marea di personaggi presentati (parliamo di 8 serie di fumetti a partire dal 1987 ad oggi, perchè Jojolion è ancora in corso) ho perso tanta bava e le pupille mi si sono dilatate come quelle di un gatto goloso.
Il menu sontuoso e roboante ci presenta le modalità di gioco, ma la cosa più bella è che tutti gli “interventi vocali” dei personaggi nei vari menu sono stati accuratamente lasciati in giapponese con la sottotitolatura, il che è veramente un tocco di classe.
Al momento ho provato la modalità di allenamento, l’arcade mode e parte dello story mode, dove si ha la libertà di scegliere uno dei capitoli della saga.
Giocabilità: mi aspettavo qualcosa di più legnoso ma mi sono ricreduto. Non siamo ancora ai livelli di fluidità della Capcom, o dei grandi capolavori Namco (Tekken, Soul Calibur in primis) ma non siamo neanche a marionette simili a quelle dei giochi su Saint Seiya.
I personaggi si distinguono in tre categorie: dotati di stand, energia concentrica e cavallo (si schiacci il pulsante e arriva il cavallino).
Per ora mi fermo, torno a massacrare di pattoni (fermando il tempo) quel pirla di Zeppeli.
=そしてときはうごきだす (Soshite, toki ga ugoki desu.)