Dove eravamo rimasti? A Giugno 2014, periodo pre burrascoso diciamo. Sono successe un sacco di cose dall’estate scorsa ad oggi.
Qualche punto nuovo che vorrei aggiungere a altri che torno a ribadire, parlando del mondo del lavoro in ambito IT e non:
Estero e trasferimenti
Se volete migrare all’estero non vi fate abbindolare solo da cospicuo incremento di stipendio, perché come è banalmente concepibile non vi pagheranno il giorno che vi trasferirete.
Poichè vale il sillogismo grosso salario -> costo della vita alto, è da tenere in considerazione che una relocation vi porterà via tempo e soprattutto tanto denaro.
Per un paese come il Regno Unito (metro di giudizio ad oggi poichè un 5% dei miei conoscenti italiani si è trasferito in questa nazione) ad esempio tra affitti, caparre e viaggi vari
potete stimare un 6-7000 Euro di investimento.
Col tempo magari recupererete questa cifra e magari si potrà ridurre se avrete agganci o abbastanza informazioni sul vostro trasferimento, ma in generale tenete presente che di avere a disposizione una cifra che vada tra i 5 ai 10000 euro per trasferirvi in un paese europero.
Dopo la mia esperienza in Islanda ho capito che prima ti trasferisci durante la tua vita, soprattutto all’estero, meglio è. Col passare degli anni, soprattutto dopo i 30, tutto diventa più difficile. Tenete conto che passerete meno di metà giornata in ufficio, il resto dovete viverlo in un nuovo luogo con nuove persone, tradizioni, orari e lingue diverse.
In Francia e Inghilterra non ci sono i bidet, il clima scandinavo mi mette la depressione, odio il caldo, gli amerregani sono tutti idioti, i cinesi scatarrano di continuo, gli indiani ruttano e profumano di curry, etc etc etc ovvero se si vuole trovare il pelo nell’uovo lo si trova sempre
Un trasferimento verso un paradiso fiscale e naturale parrebbe una soluzione allettante ma… per fare un esempio, ho avuto la possibilità di visitare Malta durante le ferie di quest’anno. Mare merviglioso, costo della vita basso, un sacco di aziende it stanno investendo un sacco di capitali ed aprire nuove sedi e questo ha portato al trasferimento di una moltitudine di europei.
Quello che devo testimoniare è che dopo solo una settimana mi sono trovato ad avere i sintomi di una patologia che ho metaforicamente definito “Sindrome da Re Kaioh del nord“. Se non vi ricordate bene la storia, Re Kaioh viveva su un pianetino, con la macchina faceva il giro del pianeta.
Ultima nota sul trasferimento all’estero
Se una persona decide di andare all’estero penso lo faccia perché non ci siano altre alternative nel suo paese. Se devo andare all’estero per ridurmi a fare qualcosa per cui non sono tagliato o per cui non ho esperienza, valuterei bene che non ci siano altre possibilità nella mia città o nella mia nazione.
Fondamentalmente considerando gente che ha studiato per buona parte della propria vita, mi sembrano ridicoli tutti colore che si vantano di vivere a Londra e fanno i baristi, i commessi o peggio.
Scegliere l’offerta di lavoro più adatta
Certo, può fare un po’ paura buttare tutto per avere la possibilità di scegliere. Ho anche pensato ad un certo punto (perchè mi era stato consigliato da ex colleghi) di contattare ex datori di lavoro e vedere se mi riprendevano. Ma poi ho analizzato meglio la cosa ed ho pensato che sarebbe come rimettersi con una ex:
Se tutto va bene troverai le stesse condizioni di prima, niente di meglio. Ma se già una volta è finita male… In fondo chi vuole avere una vita ciclica e ripetitiva? I masochisti forse, o chi ha la memoria corta
Mi sono trovato per la prima volta a novembre ad avere due offerte di lavoro su cui decidere. Ho scelto quella che per esperienza e per sesto senso mi dava più garanzie e più possibilità di crescita professionale e soprattutto una attività diversa rispetto a qualcosa che avessi già fatto in passato.
Non è sempre l’offerta economica più alta, quella migliore. Tra l’altro da un po’ di anni le aziende giocano molto sui superminimi in modo da avere agevolazioni fiscali.
Se dovete cambiare datore di lavoro o dovete sceglierne uno, fate una lista di tutti i pro e di tutti i contro anche i più banali:
- quanto è distante dalla mia abitazione?
- quanti mezzi devo prendere?
- devo usare l’auto ? c’è un parcheggio in zona?
- c’è una mensa o locali in zona?
- c’è una zona adibita alla pausa pranzo, oppure devo abbruttirmi di fronte al pc?
- il caffè alle macchinette è gratis?
- mi danno i ticket? da quanto?
- ho una assicurazione sanitaria?
- mi danno un computer, una postazione di lavoro?
- hanno un hr interno?
- chi si occupa delle paghe?
- con quante persone lavorerò? esiste un “team”?
- l’azienda mi offre della formazione?
Disponibilità immediata
Quando non hai una occupazione, hai tantissimo tempo a tua disposizione da dedicare a:
- colloqui
- aggiornare e inviare cv
- fare training su nuove tecnologie
Nota verrete chiamati parecchio, perché appena un head hunter sente “disponibilità immediata” gli si accendono tutte le lucette e cercherà di piazzarvi il prima possibile presso un cliente.
Tasse, previdenza sociale e tempistiche
Un punto su cui ritorno sempre è quello che specifica che appena inizi a lavorare presso un nuovo datore di lavoro DEVONO chiedervi i documenti e il vostro IBAN. Se non ve lo chiedono è il primo campanello di allarme. Che non cerchino scusanti del tipo “eh siamo piccoli, siamo una startup”. Non esistono scusanti per una azienda registrata alla camera di commercio. Se non hanno un HR interno devono avere un consulente del lavoro che gli fornisce questo servizio.
La registrazione all’INPS va fatta il primo giorno di lavoro, quindi se sul vostro contratto c’è scritto che iniziate a lavorare il giorno X, dal giorno X dovete essere registrati all’INPS per quella data società, altrimenti siete irregolari. Nota, la registrazione all’INPS viene verificata dopo mesi. Quindi non è sempre facile controllare.
Per quanto per me una carriera a lungo termine nel settore IT sia un concetto troppo arcaico, ritengo che esista un periodo minimo di permanenza presso una azienza: due anni. Perchè questa tempistica? Per un banale effetto economico e di tasse:
il primo anno dovrete dichiarare le entrate dell’anno precedente (con relativi CUD), poichè avrete percepito una somma in più (parte del TFR ed eventuali ferie/rol pagati) andrete a debito verso lo stato, cifre che dovrete andare a pagare a dal Luglio successivo all’ultima assunzione (detratte in busta)
Solo il secondo anno andrete a credito e quindi andrete “in pari”.
Lo so, è uno scazzo perchè uno può dire “ma cribbio anche il TFR era tassato!” vero, ma siamo in Italia, il paese della pizza, delle mozzarelle e delle tasse.
In secondo luogo avere sul CV un paragrafo di due anni da descrivere non è male. Aggiornate il CV e poi il resto, LinkedIn/Monster&Co sono utili, ma è il resume il vostro lasciapassare.
Se avete trovato solo un lavoretto per qualche aziendina con qualche cliente piccolo e vi lamentate per cortesia non fatelo, lamentatevi solo della vostra pigrizia e delle vostre abitudini. Se volete continuare a fare i liberi professionisti in Italia : tanti cari auguri. Come dicono nella Silicon Valley : Fail Fast, Fail Often, Fail Everywhere
Lo Ying e lo Yang e il ritorno alla consulenza
Per finire due parole sulla attuale attività. Sono tornato al mondo della consulenza, in una delle realtà più grosse al mondo. Ho avuto la fortuna di vedere cosa sia la vera consulenza rispetto al classico body rental / time & material e per il momento non me ne lamento, nonostante a volte gli orari siano massacranti.
Un paio di commenti, dal punto di vista di quello che si è trasferito molteplici volte, in diversi esteri.
Rilocazione: per mia esperienza i costi di rilocazione sono più bassi, direi circa la metà delle stime dell’Ing.. Ma se trovate lavoro all’estero è assai probabile che mettano nell’offerta un rimborso per il trasferimento. Se non ve lo offrono subito, chiedetelo. Se non lo fanno per politica aziendale, preoccupatevi.
> il resto dovete viverlo in un nuovo luogo con nuove persone, tradizioni, orari e lingue diverse
A seconda di come prendi la cosa, può essere un problema o una ficata colossale. Non mi partire già depresso eh.
> Se una persona decide di andare all’estero penso lo faccia perché non ci siano altre alternative nel suo paese.
Non sempre la gente si muove per questioni lavorative. A quel punto, il lavoro che fai è secondario rispetto al fatto che vivi in un ambiente che preferisci.
Come hai elencato sopra, ci sono un sacco di pro e contro nella scelta di un lavoro. Un lavoro interessante che ti costringe fare ore assurde in una ditta che ti umilia a chilometri da dove abiti può essere meno attraente di un lavoro più modesto in una situazione più piacevole.
> Come dicono nella Silicon Valley : Fail Fast, Fail Often, Fail Everywhere
Si, stocasso. Questo ha senso se sei un giovinetto con un paracadute di dollari e vivi in un posto con la disoccupazione negativa, o se hai letto troppo Techcrunch.
* Guarda la situazione in cui sei.
* Metti giù un piano per arrivare in una situazione migliore.
* Parati un minimo il posteriore.
* Salta.
> Se una persona decide di andare all’estero penso lo faccia perché non ci siano altre alternative nel suo paese.
Non sempre la gente si muove per questioni lavorative. A quel punto, il lavoro che fai è secondario rispetto al fatto che vivi in un ambiente che preferisci.
D’accordissimo, ma il focus del discorso era in ambito “trovare e/o cambiare attività lavorativa”. Se una persona si trasferisce per famiglia o legami affettivi, il lavoro è appunto una implicazione non la motivazione principale del trasloco.