Perché, insieme a Baldur’s Gate 3, questo è il miglior gioco dell’anno e si e’ meritato 10/10
Era da tempo che non completavo un gioco appena uscito così rapidamente. Questo titolo, introdotto come un souls-like, riesce a fondere i classici elementi del genere con qualcosa di mitico, simile a God of War, un aspetto che diventa chiaro nella fase finale. I fan dei souls-like ritroveranno elementi familiari: punti di salvataggio (bonfire), respawn dei nemici, NG+, e l’inevitabilità della morte come parte integrante del progresso. Tuttavia, Wukong eleva questo concetto, rendendo l’esperienza meno frustrante, in quanto la morte non comporta la perdita della “Will”, la risorsa fondamentale per potenziare il personaggio.
Progressione epica e scoperta dei segreti
Il gioco è suddiviso in sei capitoli, ciascuno dei quali narra le avventure dello Scimmiotto, con un crescendo epico che culmina in un finale altrettanto grandioso. Ogni capitolo si svolge in ambientazioni sempre più vaste e intricate. Sin dal primo capitolo, scopriamo aree segrete, un chiaro indizio che ce ne saranno altre lungo il cammino. Esplorarle è essenziale, poiché senza di esse non si potrà affrontare alcuni boss e sbloccare il vero finale del gioco.
Meccaniche di gioco: più tecniche di quanto sembri
Sebbene le meccaniche di base possano sembrare semplici, il gioco è in realtà più tecnico rispetto ai tradizionali souls-like. Mentre in altri titoli il “respec” del personaggio è possibile ma limitato, in Wukong è una componente cruciale del gameplay, necessario per affrontare determinate sfide. Ogni boss può essere più vulnerabile a un tipo specifico di attacco o incantesimo, e spesso basta un’aggiustamento delle abilità per superare ostacoli apparentemente insormontabili.
Gli spiriti e la varietà dei boss
Wukong offre una vasta gamma di 107 boss, tra mini e big boss, molti dei quali diventano trasformazioni che il protagonista può acquisire. Questo amplia notevolmente le possibilità di gioco, permettendo di variare gli approcci agli scontri e non limitarsi all’uso esclusivo del bastone allungabile, che comunque rimane l’arma più potente.
Il bastone e gli stili di combattimento
Il bastone, simbolo iconico del personaggio, può essere utilizzato in tre diverse posizioni di combattimento, ognuna delle quali espandibile e adattabile alle esigenze del giocatore e del tipo di nemico affrontato.
La storia e l’arte del racconto
Dove Wukong brilla davvero è nella narrazione. I personaggi iconici del classico cinese “Viaggio in Occidente” sono tutti presenti, come Ju Baije, il Porcellino. Ogni capitolo non solo offre un gameplay avvincente, ma viene accompagnato da sequenze animate di altissimo livello. In particolare, dal secondo capitolo in poi, il gioco ci immerge in un mondo che sembra uscito da un western orientale: un deserto attraversato da frecce, uno spirito senza testa che suona l’ukulele. Ogni ambientazione è unica e contribuisce a creare un’esperienza visiva e narrativa memorabile.
Un nuovo orizzonte per lo sviluppo cinese
Sviluppato da Game Science, un team cinese, il gioco ha richiesto oltre tre anni di lavorazione e rappresenta una svolta significativa per il mercato cinese, finora prevalentemente focalizzato su MMORPG o giochi per smartphone. Wukong dimostra che c’è spazio per opere originali e ambiziose.
Difetti minori e considerazioni finali
L’unico difetto riscontrato nella versione PS5 sono stati alcuni bug che portavano al crash del gioco, ma il problema è stato prontamente risolto con le prime patch.
In definitiva, insieme a Baldur’s Gate 3, Wukong si colloca tra i migliori giochi dell’anno, grazie a un perfetto mix di sfida, narrazione epica e innovazione tecnica.
In merito alla leggenda di Sun Wukong
Il mito del Re delle Scimmie e’ stata trattata nella letteratura sin dal sedicesimo secolo. Sun Wukong, Son Goku (il nome in giapponese, da cui Dragonball e’ tratto), lo Scimmiotto oppure Jan Coog di Starzinger, lo conoscete in numerose forme ma e’ sempre lui. Monaco, mago, divinita’ irrispettosa dei santi e del reame celeste, pronto a scatenare l’inferno in paradiso perche’ non invitato ad una cena con altre divinita’ descrive la diversita’ della filosofia buddista orientale rispetto alle religioni monoteiste. Per quanto il Budda sia il centro di tutto, esistono figure immortali con tratti umani pronte a sfidare l’inesplicabile.
“Provò a sfuggire dalla mano del Budda, ma il Budda voltò il suo palmo e trasformò le sue cinque dita in una montagna di cinque elementi l’oro, il legno, l’acqua, il fuoco e la terra, e rinchiuse il Re Scimmia sotto la montagna in cui quest’ultimo restò imprigionato per cinque secoli.”