Un impressionante brano scelto da E. Dell’Utri, “Il principe
post-moderno”,
Ed. Il Mulino.
Gli ostaggi vanno liberati in un momento ben preciso. “Liberati”, si fa per
dire: infatti, gli ostaggi possono anche non essere mai stati rapiti,
o rapiti da un gruppo di terroristi amici, o di finti terroristi. Non
è importante se il sequestro avvenga davvero o no: molto più
importante è la liberazione (cfr. P. Ginsborg, “Il 25 aprile visto da vicino”), che
va invece orchestrata con la massima cura.
Gli ostaggi devono essere messi al corrente della verità solo se ben
addestrati, e a questo scopo è consigliabile l’uso di personale dei
servizi segreti del Governo che “subisce” il rapimento. In mancanza di tale
personale, gli ostaggi possono essere lasciati nel l’ignoranza della
verità:
e’ anzi la soluzione migliore, poiché la sincerità aggiunge verosimiglianza
alle eventuali dichiarazioni da rilasciare ai media.
Per i tempi, occorre considerare diversi fattori.
L’ORARIO
Gli ostaggi devono essere liberati nel primo pomeriggio. Molti quotidiani,
infatti, “chiudono” il giornale nel tardo pomeriggio o all’inizio della
sera, decidendo un’impaginazione di massima, la grafica e la gerarchia
delle notizie. Inoltre, i giornali dei paesi limitrofi possono avere fusi orari
diversi, per cui occorre considerare 1-2 ore di margine. Dalla
liberazione alla chiusura dei giornali deve esserci il tempo per le
dichiarazioni ufficiali del Governo e delle massime cariche dello Stato, ma non
per troppe dichiarazioni ed analisi di senso politico opposto, che potrebbero
evidenziare eventuali dettagli od errori dell’operazione. Un esempio
di scaletta e’
– ore 15: annuncio della liberazione
– ore 16: caute dichiarazioni e diffusione delle prime immagini
(anche di scarsa qualita’)
– ore 17: conferenza stampa del Governo
– ore 18: prime dichiarazioni dei familiari, comprensibilmente attoniti,
e dei leader dell’opposizione.
Si noti, che l’Opposizione, in prima battuta non puo’ che rallegrarsi della
liberazione, ed e’ costretta a rimandare ogni eventuale critica all’indomani.
Una tale scaletta permette ai giornalisti di chiudere la
testata intorno alle 19, in perfetto orario.
LA DATA
Per la scelta della data, occorre fare un discorso a ritroso a
partire dalle scadenze politiche. Se ci si trova sotto elezioni (che si svolgono
tradizionalmente di domenica) occorre tener conto che:
– il primo giorno sara’ dedicato all’annuncio della liberazione ed agli
esami per valutare lo stato di salute degli ostaggi.
– il secondo giorno, se il rapimento si svolge in un paese lontano, deve
essere dedicato al ritorno in patria degli ostaggi, che deve avvenire
possibilmente di sera. Infatti, sebbene il bagno di folla abbia un
indubbio effetto mediatico, e’ consigliabile limitare il contatto tra ostaggi
e pubblico, e riservare l’accoglienza alle sole famiglie, che da sole
sono in grado di fornire un accettabile risultato emotivo.
La loro solitudine, per altro, può evocare lo stato d’angoscia fin lì vissuto, ed aumentare il pathos del primo abbraccio. La presenza di militari e ministri è
inoltre opportuno, ma non quella del premier, che apparirà discretamente
solo il giorno successivo.
– il terzo giorno, il premier visiterà gli ostaggi presso le loro
abitazioni, stringerà i familiari con atteggiamento paterno e
rilascerà modeste dichiarazioni che mostrino come le Istituzioni, pur
lavorando nell’ombra, non hanno mai perso il controllo della situazione
d’emergenza.
Il premier potrà poi intervenire di nuovo, questa volta insieme di
militari o personale dell’intelligence, nelle trasmissioni di informazione in
seconda serata, in collegamento dal suo studio.
– il quarto giorno deve essere dedicato alle interviste alle
famiglie, che insieme agli ostaggi ma a mente più fredda, rievocano e analizzano i
giorni ansiosi appena trascorsi. Con calma e senza eccessi emotivi, le
famiglie devono ringraziare le istituzioni e mostrare loro riconoscenza per
non averle mai abbandonate o fatte sentire insicure sull’esito finale
del rapimento.
Se, come nel caso studiato, ci si trova in periodo elettorale, questo quarto
giorno deve coincidere con il penultimo giorno prima del voto.
L’ultimo giorno prima del voto (di solito un sabato), infatti, le regole
della campagna elettorale prevedono tradizionalmente il silenzio sui
candidati.
I giornali possono però diffondere le interviste a ostaggi e familiari
che dedicheranno al governo sentimenti di gratitudine e di lode, che
verranno poi condivisi dai telespettatori e dai lettori dei giornali del
giorno dopo, regalando con questo espediente un giorno di campagna elettorale in
più al governo.
Perciò, con un ragionamento a ritroso, la liberazione degli ostaggi
deve avvenire di martedi, a cinque giorni dalle votazioni, per avere il
suo massimo effetto sull’elettorato.