La creatività non è superflua.

Qualche settimana fa ho seguito un workshop di arte terapia. Un’esperienza che mi ha colpito, sopratutto perchè avevo sottovalutato quello che poteva generare dal punto di vista emotivo ed interiore.

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Da quel che ho inteso in generale durante una lezione di arteterapia si cerca di esprimere fisicamente un qualche concetto o un pensiero e successivamente lo si spiega al gruppo e al docente/terapeuta. Un altro tipo di lavoro consiste nel realizzare qualcosa insieme agli altri, generare caos o ordine in base a quello che fanno gli altri.

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E’ una esperienza che consiglierei a chiunque, perché ti avvicina molto a parti di te stesso magari un po’ dimenticate. In particolare ritengo che molto di quello che è alla base della creatività si collega alla infanzia e alle esperienze vissute.

Mi ha lasciato perciò un po’ demoralizzato leggere questo articolo su Wired, dove si parla di bambini poco creativi, e a dir poco spenti.

I dati, raccolti grazie al Test di Torrance sul pensiero creativo, hanno evidenziato una sensibile diminuzione della creatività già per i bambini nati tra il 1984 e il 1990 rispetto ai fratelli più grandi, ed un ulteriore vertiginoso crollo per le generazioni successive.

Insomma, è il cosiddetto “indice di elaborazione creativa” ad essersi abbassato considerevolmente, e con esso la capacità dei bambini di partire da una certa idea e creare, da quella, qualcosa di nuovo.

Sono le nostre ansie, e la nostra percezione distorta dei pericoli, a rendere i nostri bambini sempre più piatti e sempre meno capaci di raccontarci quelle storie che, da adulti, non sappiamo più inventare.

Poiché si cita il periodo a partire dal 1984 in poi, ovvero il boom dei videogiochi casalinghi e non, ho pensato quanto il mondo videoludico possa aver influenzato questo mutamento sociale. Ho sempre pensato che il gioco in ogni sua forma sia fonte di creatività e di ragionamento da parte del giocatore.

E’ vero che quello che si è perso, soprattutto negli ultimi tempi, è il giocare con qualcuno “fisicamente” solo allo scopo di “giocare” e non per ottenere un risultato.

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abdul

Abdul Alhazared, a.k.a. Al Azif, ha circa 1000 anni e gironzola su vari piani dell'esistenza. Dopo aver scritto il Necronomicon si è dedicato alla tecnologia e alla scienza, muovendosi di tanto in tanto in Europa.

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