L’internet delle cose rotte

Visto che ormai viviamo nel futuro, sembra sia diventato necessario mettere un computer in qualsiasi oggetto: più computer, meno problemi! L’informatico medio sente i peli del collo segnalare pericolo e corruga un sopracciglio. Più computer, più roba che può andare storta.

In ufficio da me tutte le sale riunioni hanno un tablettino appeso fuori che mostra se la sala è occupata o libera. La porta di vetro non era abbastanza evidente. A meno che in quel momento il tablet non stia scaricando aggiornamenti, per cui non può far nulla se non mostrare la barra di caricamento. Una volta c’era un calendario online che potevo guardare dalla mia scrivania, ma persino la nuvola è il passato!

Eppure, mentre io mi lamento, c’è di peggio. O di meglio, se avete uno spirito leggermente curioso e malvagio. C’è l’albergo con gli interruttori della luce Android, tutti in rete. Ci sono i controlli vocali che danno retta alla radio. Il televisore che si pianta e va riavviato non stupisce più nessuno, ma se lo fanno altri elettrodomestici, oppure gli aerei?

Benvenuti nell’internet delle cose rotte, nonché insicure. Portatevi adattatori ethernet e Linux.

Quando il forno non collabora

dreadnaut

Dreadnaut è un anziano signore che si lamenta dei giovani sugli autobus —insomma, è una vergogna— ed osserva il mondo che passa. Scrive di tanto in tanto su R'Lieh, ma è di casa altrove.

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